Tra lezioni, studio ed esami la vita degli studenti è frenetica e impegnativa. Spesso l’alimentazione è l’ultimo pensiero: si mangia di fretta di giorno e la sera, dopo una giornata stancante, cucinare un piatto sano non è la prima priorità. Per i fuori sede, il problema è ancora più evidente: i ragazzi si arrangiano come possono cercando anche di risparmiare il più possibile. Ma quali sono realmente le abitudini alimentari degli studenti fuori sede? Mangiano veramente così male?

Per rispondere a queste domande è stata svolta un’indagine, dal titolo “I giovani e le scelte alimentari: come si comportano gli studenti fuori sede?”, promossa dalla Fondazione Istituto Danone (FID) e condotta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università degli Studi di Pavia. Il lavoro effettuato è stato illustrato mercoledì 25 maggio da Filippo Rossi, ricercatore dell’Università Cattolica di Piacenza, e Carlotta Tagliacarne, PhD dell’Università degli Studi di Pavia, in occasione dell’evento sul tema Salute e nutrizione, organizzato per celebrare i suoi 25 anni di attività della Fondazione Istituto Danone. Tra i partecipanti all’evento, Lorenzo Morelli, presidente FID e preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica, Fausto Colombo, ordinario di Teoria della comunicazione e dei media, Annamaria Castellazzi, vice presidente FID e docente all’Università degli Studi di Pavia, Marc Gosselin, amministratore delegato di Danone Italia.

La ricerca ha coinvolto 256 studenti che hanno risposto a un questionario sulle loro abitudini alimentari durante il periodo universitario. Sono stati scelti ragazzi tra i 19 e i 27 anni delle sedi della Cattolica di Milano, Roma e Piacenza, oltre agli studenti dell’Università di Pavia, concentrandosi sui fuori sede: le regioni più rappresentate sono in ordine Puglia, Sicilia, Campania e Lombardia.

A saltare subito all’occhio sono i dati sulla colazione: quasi il 10% degli intervistati salta il pasto più importante della giornata. Tra quelli che la fanno, solo pochi mangiano alimenti sani come yogurt (23%), cereali (31%) e succhi di frutta (30%). Per quanto riguarda il pranzo largo uso della “schiscietta” (73%): anche gli studenti provenienti dal sud d’Italia hanno preso l’abitudine di portarsi da casa il cibo da consumare. Quasi il 50% dei fuori sede, però, non rinuncia a farsi mandare gli alimenti da casa, mediamente una volta al mese, ma alcuni anche settimanalmente. La sera prevalgono le abitudini meno sane: oltre il 60% degli intervistati si fa portare a domicilio il pasto (pizza e kebab la fanno da padrone) almeno una volta a settimana. Con la stessa ricorrenza il 74% ricorre all’aperitivo.

La ricerca non si è concentrata solo sul cibo, ma ha anche analizzato le abitudini degli studenti riguardo all’attività fisica svolta e al consumo di alcool e tabacco. Per quanto riguarda l’esercizio fisico quasi il 49% non lo fa del tutto, mentre solo il 37% di chi lo pratica supera i 150 minuti a settimana. Se rimane piuttosto basso il consumo di sigarette (29%), molto elevato quello di alcool, soprattutto nel weekend, ma anche nei giorni feriali durante i pasti.

Tra i risultati positivi c’è sicuramente l’aumento del consumo di cibi biologici (24%) e integrali 33%). Negativa, invece, la rinuncia ad alcuni alimenti, tra cui spicca il pesce, principalmente a causa del costo. Per la stessa ragione il 40% compra al supermercato i prodotti in offerta, non guardando le etichette (33%) o guardandole solo per alcuni prodotti (34%).