Nel corso dell’emergenza Covid-19 pressoché tutte le Regioni italiane hanno ormai attuato, anche se con tempistiche di avvio molto diverse, Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA), ovvero uno strumento di continuità assistenziale basato su un team di medici che intervengono su pazienti di gravità “intermedia”, gestiti a livello domiciliare. Si tratta di pazienti che hanno bisogno di un monitoraggio che non può essere assolto solo con un contatto telefonico, ma che non necessitano di un ricovero in ospedale. In totale a oggi si contano circa 420 USCA attivate su tutto il territorio nazionale che garantiscono la copertura di circa un terzo della popolazione italiana.
     
Sono alcuni dei dati della quinta puntata dell’Istant Report Covid-19, l’ultimo report della Fase 1 dell’emergenza sanitaria, mentre stiamo per entrare nella “seconda fase” di contrasto al Coronavirus. Si tratta di una iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica (ALTEMS), con sede a Roma, di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale, per la prima volta prendendo in considerazione 19 Regioni + 2 Province autonome italiane.

Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA)
In vista dell’avvio della Fase 2 i ricercatori hanno ritenuto opportuno verificare l’andamento della diffusione dell’uso delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA). Si conferma la diversa tempestività nel ricorso a questo strumento. Pressoché tutte le Regioni hanno ormai attuato il modello anche se con tempistiche di avvio molto diverse.
Infatti tutte le 6 Regioni italiane oggetto dei focus (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Lazio e Marche) hanno attivato delle USCA (USCA-R nel caso delle Regione Lazio).

Tra queste Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia sono le prime Regioni ad aver adottato il modello (le prime attivate tra il 16 e il 19 marzo). Veneto e Marche attivano le prime USCA tra l’1 e il 4 aprile. La Regione Marche in breve tempo offre la più alta copertura rispetto alla popolazione residente (56%), mentre il Veneto ha una copertura che arriva al 21% della popolazione. La Regione Lombardia ha attivato il numero più elevato di USCA (38) con una copertura del 19% della popolazione. Emilia Romagna con 34 USCA copre il 38% della popolazione e il Piemonte raggiunge il 41% della popolazione.

In parallelo l’attività di assistenza domiciliare è garantita anche con altre strutture e in altre forme. Al momento due Regioni (Lombardia e Toscana) hanno emanato provvedimenti per dedicare unità di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) già esistenti a supporto dell’emergenza Covid-19. La Regione Lazio continua a puntare sull’integrazione medico di famiglia e tecnologia digitale grazie a all’app DoctorPlus Covid-19. Al momento sono registrati sulla app più di 85.000 utenti e l’applicativo è adottato da circa 2600 medici.

Soluzioni Digital
Continua la “corsa al digitale”: sono state implementate 10 nuove soluzioni per il monitoraggio dei pazienti a domicilio e per il teleconsulto, per un totale di 99. Di queste ben 7 per pazienti Covid-19. Tutto questo a partire dal 1 marzo, con un ritmo di più di 10 a settimana! Risultato inimmaginabile, visto che le soluzioni adottate in tempi pre-covid si contavano sulle dita di una mano.

Terapie intensive
È notevole l’abbassamento del tasso di saturazione delle terapie intensive che in Italia è sceso drasticamente (15%) con il picco massimo raggiunto in Lombardia intorno al 40%. Pressoché tutte le Regioni, superata la fase di “crisi”, stanno riportando la dotazione per 100.000 abitanti delle terapie intensive ai valori pre-Covid-19, laddove il Ministero della Salute aveva suggerito un incremento del +50% della dotazione 2 mesi fa.

Conclusioni
A partire dal prossimo numero l’Instant Report Covid-19 si arricchirà di nuovi indicatori che permetteranno di confrontare le modalità organizzative seguite dalle Regioni italiane in risposta al contagio nella così detta Fase 2 di allentamento del lockdown da lunedì 4 maggio. In questa seconda fase si prenderanno in considerazione aspetti relativi alle modalità prescelte per la tracciatura del contagio, per la realizzazione dei test sierologici tra le Regioni nonché le modalità di separazione dei flussi tra pazienti Covid-19 e pazienti non Covid-19 nell’ambito delle strutture ospedaliere. Maggiore attenzione sarà infine dedicata alla rilevazione delle modalità di gestione dei pazienti infettati e/o con sintomi sul territorio e a domicilio.