Poche parole e qualche immagine e per i bambini è già magia. Anche in tempo di Coronavirus. Lo stanno sperimentando Federica Smania e Isabella Zarantoniello laureande alla specialistica in Progettazione pedagogica per i minori in Cattolica, a Piacenza, e creatrici di Nunchi (“empatia”, in coreano).

Tutto è partito da una domanda: «Ci siamo immedesimate nei bambini – spiegano le ragazze – abbiamo immaginato uno stato di confusione, di capricci e di pigrizia a causa della situazione che stiamo attraversando.  Ci siamo allora chieste come fare per spiegare loro la situazione e aiutare i genitori ad affrontare al meglio la vita chiusi in casa. Che è difficile per chiunque, soprattutto per i più piccoli».

E così è nata la pagina Facebook Nunchi.if, che attraverso piccoli racconti, fatti di poche e semplici parole affidate alla scimmietta “Hug”, che in inglese significa abbraccio: «Proprio quello che serve a tutti noi, grandi e piccini, in questo periodo di lontananza», spiegano le ragazze, che sono state aiutate nello sviluppo di questo progetto dal giovane grafico 92design.

Il racconto si snoda giorno per giorno attraverso piccoli raconti. «Spieghiamo loro cosa sta accadendo con un linguaggio che possano comprendere: ripeterlo ai bambini, probabilmente servirà anche ai grandi. Alcuni post propongono anche giochi da fare insieme o danno spazio alle voci dei bambini in un’ottica “Peer to peer”. Il nome che ci siamo date è Nunchi che in coreano significa empatia: un’importante categoria pedagogica ovvero la capacità di mettersi nei panni dell’altro e di sintonizzarsi alla sua esperienza».
 
Come scegliete i temi e le proposte? «È sempre più nota l’importanza di raccontare e dire la verità ai bambini e questo è il nostro intento. Per questo scegliamo dei temi tipici dell’emergenza che stiamo vivendo e li spieghiamo con parole semplici e chiare, come l’uso della mascherina, le regole igieniche da seguire, il metro di distanza. Il bambino, infatti, non è mai troppo piccolo per capire ciò che gli spieghiamo. E poi c’è la trasmissione dei valori come quelli della vicinanza e dell’unione, ancora più essenziali in situazioni di emergenza: allora scegliamo piccoli contenuti provenienti da tutto il mondo: dall’Argentina, dalla Cina, dalla Nuova Zelanda, paesi che stanno vivendo la nostra medesima situazione».

Uno strumento per vivere meglio questa quotidianità di non semplice gestione. «Pensiamo sia utile proporre ai genitori delle attività da fare con i loro bambini, così attingendo dalle nostre esperienze di tirocinio proponiamo giochi e nuove routine di casa. Questa settimana ad esempio l’abbiamo dedicata al tema delle emozioni i bambini: durante le situazioni difficili sono esposti alle emozioni che i più grandi vivono in quel preciso momento, e a volte in modo inconsapevole le acquisiscono. Presentando ogni giorno della settimana un’emozione diversa vissuta dalla scimmietta Hug, il nostro tentativo è quello di aiutarli a riconoscere le emozioni e insegnare loro a denominarle attraverso l’aiuto dei più grandi».

Come vi ha aiutato il percorso formativo che state seguendo in Cattolica nello sviluppo di questa idea? «Il nostro è un lavoro relazionale, fatto di gesti di cura quotidiani, interrotti bruscamente dalla pandemia. il nostro però è anche un lavoro che ha nella propria natura l’accoglienza di nuove sfide. Di fronte a questa emergenza sanitaria c’è stata l’esigenza di reinventarsi e di adattarsi e grazie al bagaglio di metodologie pedagogiche che il nostro percorso formativo ci offre ci siamo messe in gioco in questo nuovo modo di fare relazione».
 
Avete già immaginato come si svilupperà il progetto? «L’idea del progetto è emersa come risposta spontanea all’emergenza e siamo consapevoli che - speriamo  presto - questi profili dovranno prendere una piega diversa: penseremo a nuovi contenuti e nuove modalità per continuare a essere “connessi” con le famiglie e i bambini che ci seguono adeguandoci al fatto che ora le relazioni passano anche attraverso tablet e cellulari».