A dieci anni dalla morte di Sergio Cotta (1920–2007), uno degli esponenti più noti della filosofia del diritto italiana del Novecento, il 18 maggio scorso all’Università Cattolica di Milano si è tenuta una giornata di studio in suo ricordo. L’iniziativa – organizzata e promossa da uno dei suoi allievi, Bruno Montanari, docente di Filosofia del diritto all’Università Cattolica e all’Università di Catania – ha inteso stimolare un confronto sul pensiero del maestro facendo memoria dei suoi scritti e della sua persona.

Alla presenza di professori, ricercatori e studenti, la giornata di studio ha avuto inizio con i saluti del rettore Franco Anelli, del preside della facoltà di Giurisprudenza Gabrio Forti, del direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche Stefano Solimano, tutti volti a mettere in evidenza alcuni tratti dell’originalità e dell’incidenza del pensiero del filosofo e giurista italiano.

Sergio Cotta ha infatti sviluppato una propria concezione del diritto, o meglio della giuridicità, di cui ha scorto il fondamento e il senso nella struttura ontologica del soggetto-uomo quale ente co-esistenziale. La regola giuridica garantisce al diritto la sua universalità in quanto si conforma al valore della giustizia, che esige il reciproco riconoscimento dell’uguaglianza ontologica di tutti gli individui umani, al di là delle differenze “ontiche” derivanti dal gruppo cui si appartiene, dalle conoscenze possedute o dalle condizioni psico-fisiche. La giustizia è, dunque, espressione di quello stesso bisogno di coesistenza universale che rappresenta il fondamento ontologico del diritto. Ciò ha consentito a Cotta di recuperare e rivitalizzare una specifica moralità del diritto, il quale custodisce la relazione interpersonale come relazione pacifica e pacificante, valida universalmente, ostile a qualsiasi forma di discriminazione.

In tale contesto è intervenuto Bruno Montanari, soffermandosi sull’attualità dell’ontofenomenologia del suo maestro, ripercorrendo non solo le fasi cruciali del suo itinerario di ricerca e insegnamento ma anche del suo impegno politico e sociale, in particolare durante il periodo delle guerre partigiane. A seguire Domenico Fisichella, già ministro e vicepresidente del Senato che, ricordando i momenti centrali del suo discepolato, ha analizzato i molteplici profili dell’indagine cottiana disegnandoli in controluce con gli scenari socio-culturali nei quali essa venne via via delineandosi.

Allo stesso modo Francesco Cavalla, dell’Università di Padova, mettendo in risalto la ricchezza del lascito di Cotta rispetto al metodo e alla vastità dei contenuti, ha fatto emergere la grandezza del suo maestro così come Gaetano Carcaterra, dell’Università di Roma “La Sapienza”, che ha operato un confronto fra la teoresi di Cotta e il pensiero analitico. Infine, con il suo intervento, Francesco D’Agostino, dell’Università di Roma “Tor Vergata”, il quale ha messo in luce la caratterizzazione cristiana dell’antropologia sottostante alla riflessione cottiana.

Nel pomeriggio si è voluto dare spazio a una seconda tavola rotonda, alla quale hanno preso parte studiosi più giovani che, a partire da sensibilità e approcci diversi, hanno valorizzato il contributo del pensiero di Cotta rispetto ad alcune delle questioni più discusse nell’attuale dibattito giusfilosofico. A questo proposito, dopo le parole di ringraziamento di Gabriella Cotta, dell’Università di Roma “La Sapienza”, sono intervenuti Fabio Macioce, dell’Università Lumsa, che ha affrontato la questione del multiculturalismo a partire da una rilettura del pensiero cottiano, e Giovanni Bombelli, dell’Università Cattolica, il quale ha fatto emergere il costante interesse per l’antropologia strutturalista da parte di Cotta, mostrandone gli esiti in chiave di antropologia filosofica tout-court.

Di particolare interesse sono stati anche gli interventi di Giovanni Magrì, dell’Università di Catania, e di Barbara Troncarelli, dell’Università del Molise, soffermatisi l’uno sulla tematizzazione del rapporto tra diritto e politica formulata dal maestro, l’altra sul nesso istituito da Cotta tra diritto e carità anche in rapporto ad alcune istanze contemporanee.

Le parole finali di ringraziamento formulate da Maurizio Cotta, insieme ad alcuni suoi personali ricordi del padre, del suo lavoro di ricerca scientifica nonché del rapporto con i suoi allievi, hanno concluso la giornata di studio.