Un luogo prestigioso per un obiettivo ambizioso. Si è tenuta nella Sala della Crociera del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la cerimonia di consegna diplomi della prima edizione del nuovo master universitario in Cultural Diplomacy. Un contesto simbolico perché da qui è partito il primo progetto della biblioteca Major dello Studio del Collegio Romano, fondato da Ignazio di Loyola, ambasciatore italiano di cultura ante litteram. 

Si è trattato di un’occasione straordinaria per i corsisti che hanno potuto ricevere i diplomi conclusivi di questo anno di intenso lavoro alla presenza del ministro Alberto Bonisoli e dell’ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia Li Ruiju

Il ministro ha espresso i migliori auguri ai diplomati e ha riconosciuto all’Università Cattolica, attraverso il rettore Franco Anelli (al centro nella foto) e la direttrice del master Federica Olivares (a destra nella foto), il coraggio di aver progettato e proposto un percorso formativo particolarmente innovativo e attuale, in un campo che può diventare una leva primaria per il dialogo, anche superiore alle distanze economiche, politiche e sociali. 

L’importanza della cultura come veicolo di relazioni diplomatiche è stata ribadita dall’ambasciatore Ruiju che ha ricordato il valore degli scambi culturali nella “via della seta”. In particolare nelle relazioni con l’Italia. Significativa l’immagine di un monumento a Pechino che ricorda le più importanti personalità che hanno contribuito allo sviluppo culturale cinese e che rende omaggio solo a due persone non cinesi: Marco Polo e il matematico gesuita Matteo Ricci. 

L’adesione a questo progetto da parte dell’ambasciatore è stata così sentita che ha voluto ospitare i corsisti del master in un viaggio sulla via della seta per la realizzazione di un rapporto sulla loro percezione delle strategie di diplomazia culturale in Cina. 

Ma le collaborazioni con istituzioni e aziende sono state molte e di grande valore. Lo hanno testimoniato gli ospiti presenti: Melissa Louise Hitchman, ambasciatrice per l’Australia presso la Santa Sede, Pietro Sebastiani, ambasciatore Italiano alla Santa Sede, Marco Ricci, consigliere del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Giovanni Panebianco, segretario generale. Ma anche importanti partner aziendali: Banca Intesa SanPaolo, Eni, Enel, Edelman, Unidroit, Rai. 

Il rettore nel suo saluto alle istituzioni e ai corsisti ha voluto dare una rappresentazione della diplomazia culturale richiamando il valore del "dono" di rappresentanza. Quando due comunità si incontrano e si offrono un dono, il valore culturale di quel dono ha la valenza di una rappresentazione della comunità intera e dei suoi valori, e uno scambio e un impegno alla gratitudine e alla reciprocità. 

In un momento in cui si discute di scontri di civiltà, la diplomazia culturale non è solo una delle leve che si possono utilizzare per favorire scambi, ma una reale occasione di dialogo. La cultura tiene all’essenza di una comunità e può creare legami o separazioni invalicabili più delle differenze economiche, sociali e politiche. 

La profesoressa Olivares ha voluto, infine, rimarcare l’importanza di aver accolto in questa prima edizione studenti provenienti dalle più diverse realtà internazionali, come ad esempio Makeda Yohannes responsabile della comunicazione sociale della Conferenza Episcopale Etiope, che ha potuto valorizzare le skills apprese attraverso il master in Cultural Diplomacy per seguire e comprendere meglio il processo di riconciliazione che ha portato alla firma del trattato di pace tra Etiopia e Eritrea. Oppure Hossein proveniente dall’Iran, culla di una cultura millenaria e testimone di sofferenza e conflitti. Sono giovani ambasciatori di dialogo di una zona franca che si fonda sul linguaggio universale delle arti.