di Antonio Lo Tito *

Il Charity Work Program è qualcosa difficile da descrivere con le semplici parole: è nell'insieme di suoni, volti, colori, è nell'aria che respiri, nelle mani che stringi, nel sudore e nelle lacrime che versi, è la gioia nel tuo cuore. L’estate scorsa, per un mese, la mia casa è stata il Consolata Hospital Ikonda, in Tanzania. La mia famiglia padre Sandro, Manuela, padre Zubia, padre Tesha e tutti i volontari, medici e non, che si sono avvicendati in quel periodo.

Su quelle montagne a duemila metri di altitudine, tra prati verdi, campi di granturco e mucche che pascolano nel prato davanti a casa, si respira un'aria fresca e pura, che sa di libero, essenziale, genuino: una boccata d'ossigeno dal nostro mondo frenetico e saturo di tanto opprimenti quanto inutili preoccupazioni. Si vede il mondo da una diversa angolazione, dalla prospettiva di un Paese e di un continente povero di beni materiali, ma ricco di colori, di cultura, di diversità e contraddizioni, dove la gente vive in tuguri di mattoni con tetti in lamiera, ma possiede il cellulare e cammina tra i manifesti delle grandi multinazionali.

Tutto, in Tanzania, si fa "pole pole", piano piano; la vita scorre lentamente, seguendo il ciclo quotidiano del sole e l'avvicendarsi delle stagioni secca e delle piogge, e in questo modo ci si rende conto di quanto sia bello e importante fermarsi a guardare le stelle, gli alberi, il sole che cala dietro le montagne. Oh, "lassù si respirava bene, si sorbiva coraggio di vita e leggerezza di cuore".

Si toccava con mano la sofferenza delle persone, il tacito grido d'aiuto delle mamme per i propri figli, il sorriso della gente nonostante tutte le difficoltà in cui si ritrovavano. Ci si sentiva utili anche nel fare le più piccole cose, ma, soprattutto, ci si rendeva conto di non essere lì per aiutare, ma per imparare.

Vivere un'esperienza in una realtà totalmente diversa dalla nostra, interagire con persone dalle mentalità più disparate, ridurre la propria vita all'essenziale e ricordare quali siano i valori davvero importanti nella vita: ho vissuto questo e altro nel Charity Work Program, e sono grato all'Università Cattolica per avermi dato la possibilità di partire per un viaggio importantissimo nel mio percorso di crescita come medico e come uomo. Non esitate a mettervi lo zaino in spalla e partire, perché, come mi ha detto laggiù un'amica, “non puoi cambiare l'Africa, ma l'Africa cambia te”.

Mungu ibariki Tanzania.


* 24 anni, di Potenza, laureando in Medicina, facoltà di Medicina e Chirurgia, campus di Roma