Apertura all’altro, desiderio di conoscere e flessibilità nell’adattarsi alla realtà sono le parole chiave delle due facoltà protagoniste oggi sul palcoscenico digitale dell’Open Week Unicatt per presentare l’offerta formativa triennale e a ciclo unico: Psicologia e Scienze linguistiche e letterature straniere.

Entrambe presenti nei campus di Milano e Brescia dell’Ateneo, offrono a diverso titolo una prospettiva internazionale.

Intervistato dalla psicologa Laura Galuppo, a presentare la facoltà di Psicologia è stato il preside Alessandro Antonietti che ha esordito spiegando che «la professione dello psicologo non è ancorata a un sapere fisso e dato una volta per sempre. Deve sempre essere alimentata dalla ricerca come metodo e come strada attraverso la quale acquisire conoscenze da trasmettere alle giovani generazioni». 

Sono sempre più numerosi i settori in cui la psicologia è chiamata a intervenire. Oggi, infatti, oltre alle figure professionali tradizionali legate all’ambito clinico, ai disturbi della personalità, alle organizzazioni, alla comunicazione, sempre più settori apparentemente distanti da questo ambito chiedono supporto agli psicologi: il mondo educativo evolutivo, quello del traffico, quello dello sport, il mondo giuridico, quello dell’arte e dell’architettura. «Queste realtà colgono il fattore umano al proprio interno e per questo interpellano gli psicologi che possono aiutare a trovare risposte ad alcune domande». 

Ma perché studiare Psicologia in Cattolica? «Un giovane che sceglie l’università sceglie anche l’ambiente in cui trascorrere i prossimi tre anni e in Università Cattolica c’è tradizionalmente una forte attenzione allo studente come interlocutore sia sul piano scientifico sia umano - ha dichiarato il preside -. E poi la storia è garanzia di serietà. La facoltà di Psicologia è legata alla fondazione dell’Università perchè Padre Gemelli è stato uno dei primi psicologi sperimentalisti a livello internazionale che ha costruito una visione antropologica che abbraccia l’uomo in tutte le sue dimensioni, mentale, spirituale, corporea e sociale. Inoltre la nostra Facoltà si inserisce fra le migliori 150 nel mondo e tra le prime 3 in Italia secondo il QS World University Ranking». 

Un forte investimento è dedicato alla ricerca scientifica a livello internazionale. Da quest’anno è attivo anche un percorso triennale in lingua inglese a cui si sono sorprendentemente candidati oltre cento studenti, nonostante la situazione emergenziale che limita gli spostamenti tra Paesi. 

E proprio al difficile contesto attuale provocato dal Covid la Facoltà ha dedicato oltre settanta studi e si è attivata per trovare soluzioni creative che rendessero questo momento non un semplice adattamento ma un’opportunità. «Sono stati utilizzati diversi strumenti come le lezioni a distanza in diretta, le lezioni registrate, i lavori assegnati a casa - ha raccontato il preside -. Ci siamo premurati di dimostrare vicinanza agli studenti con una comunicazione intensa e periodica, con webinar di approfondimento, inventando gruppi online sui social e avviando i “club della psicologia”, aggregazioni di studenti, guidati da un docente, con interessi comuni (sport, musica, rilassamento, fotografia, cinema). Il tutto accessibile dall’home page di Facoltà».

Il percorso offerto dalla Facoltà copre un ampio arco temporale e disciplinare a partire dalla laurea triennale in italiano e in inglese, fino a cinque lauree magistrali, esperienze all’estero con molti programmi internazionali, tirocinio, dottorato, master, corsi di perfezionamento e di alta formazione e scuole di specializzazione abilitanti per la psicoterapia (quest’anno ne sono nate due in Psicologia clinica nella sede di Brescia e una in Neuropsicologia a Milano).

L’appuntamento è per il 4 dicembre sempre sul sito dell’ateneo per un approfondimento sui corsi di laurea in italiano e in inglese nelle sedi di Milano e Brescia.  

La facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, presente anch’essa nelle sedi di Milano e Brescia dell’Ateneo, è stata presentata dal preside Giovanni Gobber, interpellato da Marianna Mancini, studentessa della Scuola di giornalismo dell’Università Cattolica.

«Studiare le lingue oggi è forse ancora più importante di ieri per sviluppare figure professionali che sappiano muoversi a livello internazionale, ma anche per far fronte a una necessità di conoscenza e crescita - ha detto il preside -. Conoscere le lingue a fondo comporta un cambiamento come persona, sia nell’atteggiamento verso la realtà, sia nei propri aspetti cognitivi». 

La Facoltà ha circa trent’anni anni e - ha specificato Gobber - «è cresciuta intorno all’idea del suo fondatore, il professor Sergio Cigada, che aveva elaborato un modello secondo il quale le lingue sono viste come il modo in cui avviene la comunicazione in diversi ambiti culturalmente significativi e specialistici (la comunicazione in azienda, nelle relazioni internazionali, nella comunicazione massmediale e nelle aree del sapere letterario). Noi continuiamo questa impostazione perché le lingue e gli ambiti specifici non solo si integrano ma si co-determinano».  

Questa impostazione si traduce nei corsi di laurea triennali proposti, ovvero Scienze linguistiche e Scienze linguistiche per le relazioni internazionali.

Secondo la mission dell’ateneo lo studente è posto sempre al centro della didattica, per dirla alla tedesca lernerzentriert, e per promuovere la crescita della persona è importante garantire un ambiente che favorisca lo studio e l’apprendimento. 

Lo studio delle lingue sviluppa una capacità specifica, quella di riuscire a comprendere gli interlocutori e a prevedere, attraverso la comunicazione, come si potrebbero comportare. «Il laureato in lingue ha una forma mentis particolare che lo differenzia dagli altri professionisti, un’attenzione per così dire maniacale verso il dettaglio, la capacità di raccogliere gli aspetti minuti con un atteggiamento molto umile verso la realtà». Così il preside ha tratteggiato la figura dell’esperto in lingue che deve avere una mentalità analitica, una disposizione particolare al sacrificio nello studio e sviluppare un tipo di apprendimento che ha a che fare con la fisicità, il dominio dell’ascolto, l’elaborazione in tempi brevi, l’esercizio della memoria.

Lo studio nella laurea triennale fa acquisire la capacità di leggere, comprendere, scrivere e parlare. E solo con una magistrale si impara progressivamente ad approfondire e mantenere le competenze per le quali è necessaria una vera e propria immedesimazione nella lingua e nella cultura. 

Chi arriva a questo livello saprà esercitare bene tutte le professioni che costituiscono gli sbocchi lavorativi tradizionali della facoltà come le attività di traduzione, di comunicazione aziendale o nei mass media e nell’editoria, di gestione del personale, del brand aziendale, del portfolio clienti, delle aree export, e in generale dei rapporti con persone nelle diverse lingue. «Va però sottolineato - ha concluso il preside - che molte professioni che svolgeranno i nostri laureati specializzati nei diversi ambiti non sono ancora nate. Il mercato, come il mondo, cambia molto velocemente e starà alla creatività delle persone intuire soluzioni e inventare opportunità nuove».

Giovedì 17 dicembre sul sito dell’Università sarà possibile partecipare a un incontro di approfondimento sui corsi della Facoltà.