In piena emergenza Covid-19 sembra essere arrivato il momento di raccontare un nuovo cambiamento. Lo ha fatto la Digital week in scena a Milano dal 25 al 30 maggio, dopo aver subito uno stop nel mese di marzo, periodo nel quale si sarebbe dovuta svolgere.

La parola chiave per raccontare il mondo digitale del domani doveva essere ‘’Una città aumentata’’. Ma con l’avvento della pandemia si è scelto di cambiare il tema proponendo invece ‘’Una città trasformata’’. Con questo spirito è partita la Milano Digital Week. Oltre 500 eventi, dal 25 al 30 maggio, tutti rigorosamente online, tra live talk, hackaton e lectio magistralis.  

Anche l’Università Cattolica con l’Alta Scuola in Media, Comunicazione e spettacolo (ALMED) ha partecipato interattivamente a questa settimana di trasformazione, proponendo il webinar dedicato alle nuove sfide della tutela dei diritti in Rete. L’incontro, in live streaming mercoledì 27 maggio, è stato anche l’occasione per presentare il portale www.dirittodellainformazione.it creato da Ruben Razzante, docente all’Università Cattolica di Diritto dell’Informazione.

Proprio Razzante è uno degli esperti chiamati dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Andrea Martella, a far parte dell’Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news sul Coronavirus. All’incontro era presente anche l’assessore alla Trasformazione digitale del Comune di Milano, Roberta Cocco, la quale ha ribadito l’importanza di sfruttare ciò che il digitale offre, ovvero la possibilità di oltrepassare i confini temporali e geografici. «Il mio lavoro è sviluppare mezzi tecnologici a disposizione dei cittadini, senza dimenticare anche che ogni cittadino deve essere tutelato nella sua privacy e sicurezza, in quanto il digitale deve diventare uno strumento sicuro che porti ad un fine: il servizio che la tecnologia permette di raggiungere».

Durante l’incontro l’assessore Cocco ha annunciato due novità sviluppate dal Comune di Milano per tutti i cittadini: un’app a disposizione dei milanesi che permetterà di visionare dati, informazioni del nucleo familiare, iscrizioni a scuole e sarà accessibile grazie al proprio SPID. Inoltre, ha parlato di una ChatBox, creata in collaborazione con Facebook su Whatsapp che ha permesso di rispondere in Broadcast alle domande di tutti i milanesi. In una sola settimana questo Tool ha permesso, in automatico, di rispondere a 12mila cittadini.

Sul tema dei diritti in rete è intervenuto Daniele Chieffi, direttore comunicazione e PR del Dipartimento per l’Innovazione e la digitalizzazione della Presidenza del Consiglio, al quale è stato domandato, se in questo periodo influencer e opinion leader abbiano guidato correttamente i flussi informativi riguardo il Covid-19. «Esistono due categorie che hanno guidato l’informazione in questi due mesi, in una sono presenti medici, i veri narratori dell’emergenza, politici e media di informazione, nell’altra categoria invece ci sono tutti i nostri amici virtuali con i quali ci confidavamo in questo periodo parlando di una realtà che i primi citati non dichiaravano».

È come se comunicativamente la società si fosse trovata immunodepressa e in questo modo ognuno si è creato la sua idea. Inoltre secondo Chieffi i flussi informativi sono implosi e i giornali hanno rincorso l’informazione per il primo periodo d’emergenza per poi, sul finale, controllare ciò che medici e politici narravano.

Antonio Di Bella, giornalista e direttore di Rai News, si è soffermato sul concetto di fake news e sulla sua gestione riguardo il Covid 19. «Si è limitata l’ondata di falsa informazione durante la crisi sanitaria, anche se ci sono stati molti casi dove l’intervento di blocco è stato più un consiglio che un obbligo», ha dichiarato il direttore Rai. L’esempio portato è stato quello del virus creato nel laboratorio di Wuhan.«Su questo tema non possi amo intervenire direttamente, nel momento in cui il braccio destro di Trump, Mike Pompeo, quindi un uomo politico e il premio nobel per la medicina Luc Montagnier, sono convinti su questo argomento. Ogni direttore di testata quindi ha potuto scegliere se optare per argomenti di questo genere o no, senza soffermarsi sul concetto di fake news»

Anche Daniele Manca, vicedirettore del Corriere della Sera, ha preso in esame il mondo dell’editoria e del giornalismo, raccontando come i singoli giornalisti siano entrati in gioco durante il Covid19. «Noi siamo sul versante dei doveri e non dei diritti, perché? Noi chiediamo dei soldi per pagare i giornali, abbonarsi all’online, per pagare il canone Rai e il nostro essere legati al diritto della privacy è diverso da come fino ad ora è stato codificato. Non siamo interessati all’associare ad un qualsiasi messaggio il nome e il cognome della persona, ma siamo interessati al dato sotteso dai comportamenti di ciascun cittadino e poi attualmente i giornalisti fanno informazione mettendo in discussione gli avvenimenti e le notizie riportate dalle fonti», ha detto Manca.

Tornando sul capitolo dei diritti in rete Angelo Mazzetti, Public Policy Manager di Facebook, si è espresso sulla piattaforma di Zuckenberg e sul lavoro svolto in questo momento, limitando il circolo non solo di fake news ma anche di notizie che violano gli standard della comunità e/o della piattaforma social.  «Ogni giorno Facebook elimina un milione di account e cerca di mettere al primo posto la responsabilità di sostenere informazione appurata e di qualità, tutti gli utenti devono sviluppare un pensiero critico e devono avere a disposizione la maggior parte di notizie»

Infatti lo stesso Facebook ha fondato un centro di informazione Covid-19, che svolgeva la funzione di contenitore di notizie legate al virus, tutte certificate e provenienti da canali di informazione, quali gli stessi giornali o politici o singoli giornalisti. Infine in Italia la piattaforma social, grazie alla collaborazione con Fact Checker, quali Pagella politica è stata in grado di rendere sempre più sicura l’informazione rimuovendo in massimo 24 ore contenuti non adeguati o totalmente falsi.

Ecco perché come ha ribadito Ruben Razzante è importante la responsabilità di chi gestisce i flussi informativi e quindi di giornalisti, comunicatori di ogni settore e gestori delle piattaforme social, creando così una rete stratificata di flussi di notizie. Perché quello che conta è veicolare dati certificati rispettando diritti e doveri di tutti i cittadini, senza intaccare la privacy e la sensibilità di tutte quelle persone che vedono nel digitale un aiuto e una possibilità. Solo così ogni singolo cittadino potrà sviluppare un’opinione critica intorno all’informazione.