Con questo articolo continuiamo il dibattito aperto dall’articolo dal titolo “Arrivano i robot”, dedicato a come l’intelligenza artificiale sta cambiando noi e il nostro modo di vivere e di pensare

di Giuseppe Scaratti *

Cloud, learning-machine, realtà aumentata, internet delle cose (IoT), Intelligenza Artificiale (AI) sono il volto del processo di digitalizzazione che sta trasformando il contesto in cui viviamo. Un cambiamento che interessa non solo la vita quotidiana di ognuno, ma anche gli scenari organizzativi contemporanei, sollecitando inedite sfide e tensioni: si aprono nuove possibilità e prospettive per il lavoro e il management, ma si evidenziano anche preoccupazioni e attenzioni critiche rivolte a concreti rischi e distorsioni connessi alla transizione digitale. 

La quarta rivoluzione industriale (Schwab, 2016) sta trasformando sia i processi produttivi, sia i profili di competenze professionali e lavorative a essi associate. Da un lato nascono nuove occupazioni, nuove aziende e nuovi mercati, dall’altro l’automazione nel breve periodo porta alla cancellazione di numerose occupazioni, mentre l’AI permette di automatizzare anche occupazioni a medio-alto livello di qualifica. 

Più in generale l’affermarsi delle tecnologie di terzo ordine, dalla domotica all’intelligenza artificiale, sta generando una dipendenza delle società umane dalle ICT e dalle informazioni da esse veicolate, aprendo una riconfigurazione del rapporto uomo-macchina che coinvolge diversi interlocutori a vari livelli: istituzionale, politico, manageriale, professionale e lavorativo.

Serve un serrato confronto con le condizioni materiali e socio-culturali all’interno delle quali si situa e prende progressiva consistenza la configurazione di ogni sistema economico e produttivo: pensiamo alla situazione di crisi permanente del sistema, alla disoccupazione allarmante accompagnata a fenomeni di disuguaglianza nelle basilari condizioni socio-economico-culturali di molti gruppi e popolazioni, fino al collasso ecologico incombente e alle profonde trasformazioni demografiche, geopolitiche e migratorie che accompagnano il nostro vivere. 

Un numero sempre maggiore di studi (Frey & Osborne, 2017; Makridakis, 2017; Peters,2017) si concentra sull’effetto della rivoluzione industriale sul mondo del lavoro in termini di occupazione, disoccupazione, replacement e sulle competenze lavorative necessarie alla forza lavoro del futuro e sui migliori strumenti formativo-didattici per il loro sviluppo.

Iperconnettività e intelligenza artificiale, con le loro potenzialità e vincoli, stanno influenzando i sistemi produttivi (più processuali, variabili, connessi, integrati e con interfacce plurali); le forme di lavoro (blended, smart, agyle); le infrastrutture impiegate (uso di piattaforme, banche dati e relative applicazioni), con profonde conseguenze sulla riconfigurazione delle competenze e dei profili richiesti.

Per riassumere le diverse dimensioni in gioco sollecitate dall’avanzamento della quarta rivoluzione industriale possiamo citare una situazione attuale, emersa recentemente sui media: i sofisticati sistemi di AI e IoT di Amazon nella gestione del sistema di domanda e di delivery di beni e prodotti devono misurarsi non solo con una smisurata disponibilità di dati e informazioni da processare, gestire e applicare per una conoscenza di clienti e bisogni, con relative competenze, ma anche con indiscutibili, ragionevoli e sostenibili esigenze dei rider che rivendicano sacrosante condizioni contrattuali di non sfruttamento manipolativo. 

In gioco sono nuove visioni del lavoro e conseguenti sollecitazioni verso forme diversificate di contrattualità bilanciando diritti e doveri e configurando modalità più raffinate e impegnative di rapporto tra soggetti, lavoro e organizzazioni.

Emergono nuove domande e sollecitazioni da affrontare e attraversare: quanto la trasformazione digitale si riflette in un maggior potere decisionale da parte dei lavoratori? Quali mutamenti del posto/luogo lavorativo si traducono in inediti e rinnovati spazi che riconfigurano gli abituali vettori di direzione, velocità e tempo, divenendo nuovi posti/luoghi praticati (De Certeau, 1980)? Quali pratiche operative e connesse competenze si stanno affermando all’interno degli emergenti scenari organizzativi e quali conseguenti traiettorie professionali possono essere prefigurate?

* docente di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, facoltà di Economia


Quarto articolo di una serie dedicata a come l’intelligenza artificiale ci sta cambiando. Domani il contributo di Ciro De Florio, docente di Logica e di Modelli del sapere alla facoltà di Lettere e filosofia