Come gestire il lavoro che cambia? Professionisti delle Risorse Umane, manager e lavoratori si confrontano con la rivoluzione digitale 4.0.Alcuni di loro lo faranno nell’incontro organizzato dal master International HR Management nell’ambito del ciclo di seminari HR Collaboratorium, coordinato da Barbara Imperatori, Rita Bissola e Stefano Antonelli, in programma in cripta aula magna dell’Università Cattolica giovedì 24 maggio alle 16.30

Interverranno Walter Ballardin, Ceo di Bid, Fabrizio Brucato, Talent aquisition Manager & HR Business Partner di Comau, Massimo Ippolito, Innovation Manager di Comau, Nicolle Herrera Ramirez, HR Business Partner at Global Corporate & Commercial Central Team di Assicurazioni Generali.

La digitalizzazione attiva un processo di innovazione dirompente che, da una parte, apre nuove opportunità sociali e di business, dall’altra, sembra scardinare gli schemi di lavoro tradizionali, con importanti e talvolta drammatiche conseguenze per le persone e per le organizzazioni.

Si abilitano nuovi tempi, spazi e luoghi di lavoro, aprendo inedite possibilità organizzative quali smart working, agile working e nuove modalità di produzione virtuale con impatti positivi sia per le organizzazioni che per le persone. Tra questi, una miglior efficienza, obiettivi chiari, feedback in tempo reale e migliori capacità progettuali e predittive collegate alle aumentate possibilità di utilizzo ed elaborazione di dati e informazioni ma anche una rinnovata motivazione ed engagement dei lavoratori collegati, per esempio, a migliori opportunità di conciliare vita privata e lavorativa e a una miglior personalizzazione della relazione di lavoro fin anche a una maggiore libertà e autonomia progettuale. 

I detrattori individuano invece tra gli svantaggi della nuova rivoluzione digitale la de-umanizzazione del lavoro e la conseguente perdita di occupazione senza precedenti, oltre a svariate forme di precarietà. Dal punto di vista del lavoratore, tale rivoluzione sarebbe alla base di una sensazione di insicurezza, instabilità, ansia legata alla tecnologia, isolamento e segregazione. Inoltre, la continua “connessione” può comportare stress e work-life un-balance, oltre alla diminuzione della creatività individuale e della capacità di pensiero critico. 

Ecco allora la sfida (e l’opportunità) per gli HR manager: stimolare e guidare un cambiamento positivo a livello individuale, organizzativo, ma anche sociale, sviluppando e sostenendo le nuove competenze e la nuova cultura digitale, promuovendo nuove metodologie e logiche di lavoro e acquisendo un nuovo ruolo di attivatore di innovazione e di supporto per i (nuovi) manager e i (nuovi) lavoratori in questa trasformazione.