Lo spettro del Coronavirus si aggira per l’Italia. Quali saranno gli effetti economici del Covid-19 che ha colpito il nostro Paese? I livelli di investimento si abbasseranno ulteriormente? Quali le misure di sostegno messe in atto per far fronte all’epidemia? Abbiamo rivolto queste domande ai professori dell’Università Cattolica Alberto Quadrio Curzio, emerito di Economia politica, e Andrea Monticini, docente di Econometria nella facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative.

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Secondo il professor Alberto Quadrio Curzio «gli effetti del Covid-19 sono di tre tipi: economico, sociale e istituzionale». Partendo dall’aspetto economico, «non vi è dubbio che l’Italia sia ormai in una recessione tecnica che avrà il secondo trimestre in negativo. Quindi si può prevedere che dopo l’ultimo trimestre dell’anno scorso non positivo il trascinamento ci sarà per tutto l’anno. Tutto ciò s’innesta su una situazione internazionale di rallentamento delle economie che dipende anche dalla vicenda cinese del Covid-19, in quanto la Cina è uno dei motori della crescita internazionale».

Ciò richiede la necessità di misure di tipo politico-istituzionale che possono essere declinate sia nel contesto italiano sia in quello europeo. «Queste politiche dovrebbero puntare a un rilancio dell’economia europea, soprattutto attraverso un’accentuazione degli investimenti che rappresentano il motore più potente per determinare una svolta di cicli economici o di rallentamenti congiunturali. Sotto questo profilo l’Europa non riesce a trovare una strada durevole e potente». 

Eppure in una situazione di emergenza come questa bisognerebbe attivare delle misure ad hoc che siano più efficaci nel breve periodo. «Sotto questo profilo mi sembra che l’Europa non sia particolarmente attiva fatto salvo l’esistenza di due fondi che sono a sua disposizione a tali fini», continua l’economista Quadrio Curzio. «Uno è il cosiddetto fondo di solidarietà europea che negli ultimi 15 anni è stato erogato per catastrofi naturali, in prevalenza 300milioni all’anno di contributi. Ma questo fondo di norma interviene ex post per attenuare i danni che sono stati subiti da popolazioni colpite da eventi catastrofali naturali, quindi è necessario che trascorra del tempo prima che venga applicato». L’altro è «il fondo meccanismo unificato di protezione civile: può intervenire molto più rapidamente ma ha più una funzione di emergenza istantanea. Inoltre, essendo dotato di risorse relativamente modeste non può invertire la rotta dell’economia e anche della cosiddetta paura sociale». 

Secondo Andrea Monticini «il primo decreto del governo tende a dare una risposta ai problemi di liquidità che famiglie e imprese essenzialmente della zona rossa possono avere a seguito del Coronavirus. È chiaro che a esso devono seguire altri interventi più massicci per tutta l’economia italiana e ragionevolmente dovrebbero essere coordinati a livello europeo per avere maggiore efficacia». 

Tuttavia nel medio periodo il Coronavirus produrrà una diminuzione della crescita globale. «Questo perché va a innestarsi in un meccanismo di distruzione delle cosiddette catene del valore. Nel momento in cui c’è un’epidemia, a turno, le nazioni che contribuiscono alla realizzazione di un prodotto, si bloccano per contenerne gli effetti, spingendo le aziende a “internalizzare” dentro i propri confini le produzioni. Il risultato finale sarà un’accelerazione ulteriore del processo di de-globalizzazione che in parte stiamo già vivendo e la cui manifestazione più importante è rappresentata dalla guerra dei dazi e del commercio internazionale tra Stati Uniti e Cina».