Sono giorni importanti e non senza  preoccupazioni e timori, questi del Coronavirus e per una donna in gravidanza possono essere molto complessi da gestire.
Abbiamo raggiunto telefonicamente il professor Antonio Lanzone, ordinario di Ginecologia e Ostetricia all'Università Cattolica e direttore dell'Area Donna della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, per capire come si sta svolgendo in questo periodo l'assistenza delle donne in attesa di diventare mamme e la vita universitaria nel Campus di Roma dell’Ateneo.

 
Professore, anzitutto com'è cambiata la vita di un docente e medico in questi giorni di emergenza sanitaria?
La vita di un docente e di un medico in un’Università come la nostra è cambiata molto: da un lato diventando più frenetica nell’attività, dall’altro molto più cosciente delle responsabilità, anche in un rapporto di maggiore empatia con il personale medico, studentesco e amministrativo, tutti tesi a raggiungere un obiettivo comune.

Dal 28 febbraio scorso, per decreto dell'Assessore Regionale alla Sanità,  il Policlinico A. Gemelli IRCCS, insieme al Policlinico Umberto I, è stato indicato struttura hub nella ricezione di casi sospetti o accertati per infezione da Covid-19 in gravidanza. Qual è la situazione attuale?
Esiste un percorso clinico in atto che consente un pronto intervento diagnostico e assistenziale in piena sicurezza. Nel Pronto Soccorso Ostetrico da anni esiste una camera di isolamento che ora funge da primo filtro di valutazione sia per pazienti sospette in attesa dell'esito del tampone faringeo sia per i casi già diagnosticati. Nel caso di positività al Covid-19 la gestante viene trasferita in una delle sette stanze riservate per l'isolamento dei casi in gravidanza con personale e apparecchiature specifiche e dedicate.

E se la paziente è prossima al parto?
Nel caso la paziente debba partorire (sia positiva sia in attesa di risultato o con sintomi respiratori severi), viene accolta nella nostra Sala Parto in una stanza di travaglio/parto già individuata come la più sicura e idonea. Il parto avviene secondo le misure cautelari più rigorose e non è ammesso nessun accompagnatore. La puerpera viene poi trasferita in isolamento se positiva o se presenti importanti sintomi respiratori, altrimenti segue il percorso standard utilizzando il rooming-in con il neonato e l'accompagnatore a lei vicini.

Lei è presidente del Corso di Laurea in Medicina e chirurgia. Com'è il lavoro e il contributo degli studenti, degli specializzandi e dei giovani medici in questi giorni?
Questa è una delle note più positive di questi giorni: il rapporto già buono con gli studenti è maturato in una maniera grandemente collaborativa, soprattutto grazie ai loro rappresentanti che hanno offerto un grande aiuto nel tentativo di risolvere una situazione molto complessa dal punto di vista organizzativo. Davvero una convincente prova di maturità da parte loro, come anche il sentire e il costruire, insieme agli altri giovani colleghi, un team davvero funzionale e che mira, anche in questo campo, a raggiungere l’obiettivo di mandare avanti, con politiche innovative una funzione che è prioritaria: la formazione dei nuovi protagonisti nel campo della Medicina.

Com’è la situazione attuale nel Campus di Roma per gli studenti ancora residenti nei Collegi?
Questa situazione, che ci coinvolge davvero tutti, va vissuta con sobrietà, ma anche con molta coscienza di ciò che è il nostro ruolo e di quali sono le nostre responsabilità. Siamo tutti impegnati a rallentare il rischio per tutti coloro che operano nel Campus. Rischio non completamente abbattibile, ma sicuramente l’esperienza di questi giorni ci ha mostrato come il lavoro in team, le continue riunioni per affrontare anche i minimi dettagli, non solo delle problematiche sanitarie, ma anche di quelle accademiche, creando percorsi nuovi e virtuosi che non sono ancora, come per tutti, completamente tranquillizzanti, ma rappresentano il massimo sforzo per consentire a chi risiede nel Campus salute e sicurezza.

Qual è, professore, il messaggio che vuole dare alle persone, alle famiglie, ai giovani, attualmente preoccupati e impegnati in un cambio di abitudini e di vita così importante?
Siamo vicini, come medici e operatori sanitari, a tutte le persone che si rivolgono a noi. Ci siamo preparati e ci stiamo continuamente attrezzando per fornire percorsi clinici e diagnostici il più possibilmente avanzati e sicuri. Per quanto riguarda, in particolare, la popolazione in gravidanza e, quindi, le famiglie, possiamo ritenere che a Roma il nostro “centro nascita” è davvero sicuro. Alle famiglie dei nostri studenti assicuriamo che stiamo facendo lavorare i ragazzi in piena sicurezza, riguardo a tutte le attività in Policlinico. Questa è per tutti noi una prova dura, ma ne usciremo sicuramente cambiati: in meglio, se avremo fatto ammenda di tutte la serie di distorsioni del nostro modello di sviluppo, sperando di ripartire da qui, basandoci su principi più sani e solidi.