Una laurea in Lettere, un master in Didattica dell’italiano L2, un biglietto per Hong Kong per uno stage che diventa un lavoro stabile. Nicole Musto (al centro della foto), dopo un internship alla Dante Alighieri Society di Hong Kong, vive e lavora nella metropoli asiatica. La Dante, fondata nel 1889 da un gruppo di intellettuali guidati da Giosuè Carducci, tutela e diffonde la lingua e la cultura italiane nel mondo. La sede nella regione asiatica è uno dei 401 Comitati sparsi per il mondo.

«La mia avventura qui a Hong Kong è iniziata circa un anno fa, grazie a uno stage all'interno del master in Didattica dell'italiano L2» racconta. «Non è stato molto difficile abituarmi alla vita qui: Hong Kong, tra tutte le città cinesi, è un mix tra Oriente e Occidente. È una città viva, ricca di contraddizioni, un punto d’incontro tra persone provenienti da tutti gli angoli della terra e questo mi ha sin da subito affascinato» racconta Nicole. 

E poi cosa è successo? «Dal punto di vista professionale lo stage è stata un'esperienza meravigliosa, ho trovato un team di insegnanti pronto a supportarmi, a darmi consigli e indicazioni e aperto ad accogliere le mie iniziative. Ho avuto modo di mettere davvero in pratica le conoscenze acquisite grazie al master e di maturarle grazie all'insegnamento attivo. Per questo, quando mi è stato proposto un contratto full-time non ho esitato ad accettare».

L’insegnamento è una professione delicata: quali sono i vantaggi di un’esperienza internazionale? «Insegnare italiano all'estero ti permette non solo di entrare in contatto con una nuova cultura, quella degli studenti, ma soprattutto ti aiuta a riscoprire il fascino e la grandiosità della nostra cultura. L'entusiasmo degli studenti nel conoscere i tanti aspetti dell'Italia è contagioso, il loro interesse è davvero notevole. Per questo c'è molto lavoro da fare: spesso, infatti, l'idea che gli studenti hanno dell’Italia è ancorata a stereotipi più o meno veri. Il compito di un'insegnante all'estero è anche quello di offrire un'immagine dell'Italia veritiera e attuale».

Quali erano le tue aspettative dopo la laurea? «Dopo la laurea mi sono presa un momento per riflettere e cercare di mettere a fuoco quali fossero i miei desideri professionali, le mie aspirazioni e le mie passioni e ho cercato di individuare una professione nella quale tutto ciò potesse confluire. Con una laurea in Lettere sapevo che avrei voluto continuare ad approfondire la lingua e la cultura italiana e inoltre la mia passione per i viaggi e la scoperta di nuove culture mi ha portato a considerare l'idea dell'insegnamento all'estero. Avevo quindi un obiettivo chiaro in mente e questo sicuramente mi ha aiutato nella scelta del percorso di formazione post-laurea. Ho perciò scelto di proseguire i miei studi focalizzandomi sull'insegnamento dell'italiano a stranieri».

Obiettivo raggiunto. «Il master ha pienamente soddisfatto le mie attese. Mi ha permesso di conseguire una preparazione mirata e approfondita nel campo dell'insegnamento dell'italiano a stranieri con docenti e professionisti esperti e disponibili. Inoltre l'esperienza dello stage è stata determinante nello sviluppo della mia carriera. Ha rappresentato una tappa importante anche a livello personale». 

Consiglieresti la tua professione ai giovani? «Diventare insegnante oggi può rivelarsi un percorso abbastanza complesso, il mio suggerimento però è continuare a credere nel proprio obiettivo. L'insegnamento è una sfida quotidiana: significa mettersi in gioco, studiare e tenersi costantemente aggiornati ed è perciò un lavoro impegnativo. Tuttavia l'entusiasmo degli studenti, la loro voglia di apprendere e la loro gioia nel raggiungere i loro traguardi rappresentano una fonte inesauribile di soddisfazione. Per questo consiglio a tutti coloro che hanno questo sogno in testa di non abbattersi, lavorare sodo ed essere proattivi».

Prossima tappa? «In futuro vorrei continuare a maturare esperienza nell'insegnamento dell'italiano all'estero e, magari, completare la mia preparazione con un percorso specialistico. Non si finisce mai di imparare».