Ingegno e spirito di impresa, uniti al desiderio di aiutare gli altri, possono dare risultati sorprendenti, soprattutto in tempi di emergenza. È la storia di Matteo, 22 anni, bresciano, studente di Economia in Università Cattolica. Lui, che viene da una delle zone più colpite dal Covid-19 – «dove vive mia nonna sono morte sessanta persone in quattro vie» – è l’ideatore di una visiera protettiva, prodotta e distribuita in queste ore nelle strutture sanitarie del territorio lombardo.

«Ogni giorno gli ospedali chiamavano insistentemente mio padre, titolare di un’azienda che vende all’ingrosso materiale di cancelleria, alla ricerca disperata di dispositivi di protezione per i medici. Una sera sono sceso in magazzino e ho pensato: perché non provare a fare qualcosa con le copertine in plexiglass?», racconta Matteo.

Il risultato è stato un dispositivo ispirato ai visori usati per la scherma che Matteo pratica dall’età di sei anni, realizzato in collaborazione con la Newlab, azienda specializzata nel taglio del plexiglass e al momento ferma con la produzione a causa della crisi.

Il prototipo, arrivato sul tavolo di Francesco Cigala, responsabile acquisti della Poliambulanza, ha fatto scattare un ordine da 20.000 pezzi attraverso la raccolta fondi AiutiAmoBrescia.

«La Newlab ha potuto richiamare 15 dipendenti in cassa integrazione – dice Matteo con soddisfazione – e adesso lavorano 16 ore al giorno per produrre il quantitativo richiesto entro il più breve tempo possibile. Da 400 unità previste sono arrivati a produrne 2.000 al giorno, un gran bel risultato. Ma a Matteo i numeri interessano fino a un certo punto: “non volevamo fare un prodotto ‘tanto per’, da buttare sul mercato e vendere”. Il parere dei medici e di chi ha provato le visiere alcuni giorni è stato importante per capire come migliorare: “da qualche giorno hanno iniziato a usare i dispositivi anche in terapia intensiva e tutti i feedback che abbiamo ricevuto sono stati molto buoni».

Al primo posto c’è la comodità per chi lo deve usare molte ore, spiega. Per questo è stata inserita la gomma nella parte superiore come nel visore della scherma, perché ci sia spazio sufficiente per occhiali e mascherina. Oltre ad avere un costo inferiore rispetto ad altri prodotti di qualità più scadente sul mercato – di questo ne va fiero – per Matteo il vantaggio sopra tutti è uno: «La visiera può essere disinfettata e usata più volte, anche per 3 o 4 giorni, mente la criticità di questo tipo di dispositivi – continua - è che una volta tolti di solito non possono essere riutilizzati».

A soli 22 anni parla già come un imprenditore. Del resto, dice, è cresciuto nell’azienda fondata da suo nonno negli anni ’60, la madre contabile, il padre da sempre addetto alle vendite. Ma a giocare un ruolo determinante è anche «la curiosità stimolata in Cattolica da un’impostazione differente rispetto a quella di altre università italiane: molti corsi sono accompagnati da esempi pratici, case study, lavori di gruppo e individuali che incoraggiano molto la creazione e il processo di idee».

Tra le lezioni on line la mattina e l’attività di volontariato il pomeriggio – confeziona spese a domicilio per un supermercato – studia come velocizzare la catena di montaggio per aumentare la produzione di 500 unità al giorno e migliorare il prodotto: «Dopo la consegna del primo lotto faremo nuovi test, magari di notte quando i macchinari non sono in funzione».