La progettazione didattica è la protagonista di Depit (Designing for Personalization and Inclusion with Technologies), il progetto promosso da una rete di università europee che il 7 e 8 marzo fa tappa in Cattolica. «Due sono le idee centrali» spiega Alessandra Carenzio del Cremit (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia): rendere la progettazione didattica visibile per il docente ed esplicitare questo processo per gli studenti, fornendo loro un accesso più facile al processo di apprendimento che l’insegnante ha immaginato per la classe». 

Il Cremit, diretto da Pier Cesare Rivoltella, è il centro di ricerca che, per l’ateneo di largo Gemelli, partecipa al progetto, insieme all’Università di Macerata, agli italiani di Aedeit, dell’Associazione Rete Depit, Crescendo, Infofactory, agli spagnoli dell’Universidad de Sevilla e del Centro del Profesorado e alla prestigiosa University College London.

Insieme hanno dato vita a una app – e un manuale in tre lingue – che stanno testando 200 insegnanti fra Italia e Spagna e 400 studenti, tra cui 86 iscritti a Scienze della Formazione in Cattolica. Continua Carenzio: «L'applicazione, fruibile sia da tablet sia da pc, consente di progettare un modulo, una lezione o la singola attività rendendo espliciti tutti i passaggi: il tipo di compito richiesto (ad esempio una lettura, la visione di video, la ricerca in rete), la difficoltà prevista dall'attività progettata, le risorse che vengono condivise con lo studente e su cui è chiamato a lavorare, gli obiettivi generali. Questo rende esplicito il processo di progettazione e consente di riflettere prima, durante e dopo aver progettato». 

Dalla sperimentazione, che sta per concludersi, emergono elementi da valorizzare e altri da modificare: «Durante questa fase, la app è oggetto di sperimentazione e testing sul campo, in classe e a scuola, rendendola usabile e performante. La chiave è quella di lavorare nell'ottica della personalizzazione e dell'inclusione».

In realtà la app è pensata per continuare a essere modificata: viene incontro alla complessità contestuale in  quanto strumento e ambiente dotato di flessibilità e modificabile in situazione, in aula e a posteriori rileggendo la progettazione. In questa direzione le tecnologie digitali sono una risorsa, poiché favoriscono la logica della condivisione: l’app non solo permette all’insegnante di progettare a livello visibile, ma consente di lavorare con altri colleghi e con una progettazione che viene resa esplicita anche agli stessi studenti che possono vedere tutti gli “ingredienti” e il “menù” della lezione o del modulo didattico.

Il 7 e l’8 marzo, dunque, gli sperimentatori e i partner europei si incontrano in Cattolica. Tra di loro, oltre al coordinatore del progetto Roberto Righi e al direttore del Cremit Pier Cesare Rivoltella, arriva da Londra Diana Laurillard, autrice di “Teaching as a design science”. Alla base del progetto vi è infatti anche il suo Conversational Framework, che mette al centro la figura dell’insegnante, promuovendo la collaborazione tra docenti nell’elaborazione dei contenuti e includendo – nel processo di design – anche gli studenti.

Per sapere di più sulla APP: http://depit.eu