di Giordana Cristiani *

Budapest, “la perla del Danubio”, è stata una vera rivelazione. Una borsa di studio Erasmus+ mi ha permesso di trascorrere un semestre alla Essca School of Management nel campus della capitale ungherese, la più grande dell’Europa Centrale. È una città cosmopolita divisa dal fiume Danubio in Buda e Pest. Buda è la parte più antica ed elegante e Pest è il cuore economico della città, dove era situata la mia Host University e dove vivevo. Budapest è una città con una grande offerta di attività e iniziative per gli studenti internazionali. Si tratta di una vera e propria città degli studenti: infatti, a parte una discreta quantità della popolazione ungherese, Budapest ospita un’enorme comunità di studenti e lavoratori internazionali, attratti da questa capitale per la sua cultura dinamica, la posizione strategica e i prezzi economici.

Amici e compagni di Università mi avevano da sempre parlato dell’Erasmus come di un semestre che migliora e arricchisce tutto il percorso universitario. Dopo aver vissuto questa esperienza, lo posso confermare: l’Erasmus mi ha dato l’opportunità di mettere in gioco le mie capacità, di acquisire nuove competenze dal punto di vista linguistico, relazionale e umano. Per prima cosa, ho migliorato tantissimo il mio livello di inglese: a Budapest ci sono più di 30 università e una comunità di circa 100.000 studenti, che ti permette di parlare inglese in tutti i momenti della vita quotidiana. Inoltre, grazie alla natura cosmopolita della città, ho vissuto con tre coinquilini provenienti da vari angoli del mondo: una ragazza di Parigi, un ragazzo di Tokyo e una ragazza di Santiago del Chile. 

Durante questi mesi ho avuto la possibilità di conoscere da vicino la realtà e cultura ungherese visitando la città e parlando con i colleghi di corso ungheresi. Allo stesso modo, Budapest e la sua natura internazionale mi hanno messa in contatto con studenti e culture di ogni parte del mondo, dal Messico all’Australia. Ho creato legami e preziose amicizie che si manterranno per tutta la vita.  

Per quanto concerne gli esami e l’attività didattica, sono stati momenti molto formativi, in quanto le lezioni erano effettuate in classi molto piccole (30 studenti al massimo), dove gli insegnanti instaurano una lezione molto interattiva che prevede quotidianamente dibattiti e lavori di gruppo per ogni corso. Questo mi ha aiutata tantissimo a migliorare e perfezionare la lingua inglese dal punto di vista tecnico ed economico e a lavorare in team. Si trattava di partecipare a business game in squadre o di fare ogni tipo di presentazione, unendo non solo competenze ma anche culture che ciascun collega portava da ogni parte del mondo. 

A causa della pandemia di Covid-19, negli ultimi mesi (aprile e maggio) l’esperienza è inevitabilmente cambiata. Senza molti dubbi avevo preso la decisione, insieme ad altri studenti italiani, di rimanere a Budapest per il primo periodo di lockdown e seguire le lezioni online che erano state immediatamente fornite da Essca tramite Microsoft Teams. Era più sicuro rimanere a Budapest, perché i voli verso l’Italia venivano quasi sempre cancellati e prevedevano diversi scali in aeroporti europei. Inoltre sia l’Università Cattolica, sia la mia Host University si sono sempre dimostrate proattive nell’aiutare noi studenti internazionali sotto ogni punto di vista: Essca ci aveva assicurato assistenza “sul campo” per ogni evenienza. Anche durante l’emergenza Covid-19, ci avevano avvisato con precisione su cosa fare in caso di sintomi e altre problematiche. Restare nonostante il lockdown è stata un’ulteriore occasione per mettersi alla prova. Seguivo le lezioni online e vivevo quelle settimane di Erasmus con i miei coinquilini internazionali. Era come stare in quarantena in Italia, ma ero a Budapest con una seconda famiglia un po’ francese, un po’ giapponese e un po’ cilena con cui ho condiviso tutto, la paura e l’incertezza di quel momento, ma anche il quotidiano di quelle giornate particolari. Non è stato facile, ma sicuramente un’esperienza unica.

Più tardi, come per tutte le Ambasciate italiane in Europa, anche a Budapest è stato organizzato un volo di rimpatrio per gli italiani all’estero. A quel punto con gli altri studenti Erasmus abbiamo deciso di tornare con quel volo. Dopo il rientro in Italia, ho continuato per l’ultimo periodo le lezioni online con metodo sincrono dall’Italia. Nonostante la fruizione online, il metodo didattico era lo stesso: i professori commissionavano lavori di gruppo anche durante la lezione, che svolgevamo tramite Microsoft Teams, Zoom, Skype e che poi presentavamo “davanti” a tutta la classe virtuale. Alcuni esami erano stati svolti in presenza nei mesi di lezione frontale, altri sono poi stati svolti online tramite piattaforme per effettuare esami scritti a distanza. 

La pandemia ha inevitabilmente cambiato il mio Erasmus, ma mi ha anche insegnato tanto. È giusto e mi sento in grado a 24 anni di avere la maturità per ricavare il buono da quello che è successo, mi ha permesso di mettermi alla prova in una situazione completamente nuova e che non potevo prevedere. Sono sicura che ciò che conta non è la crisi in sé, ma come se ne esce. Sono fiera per quello che ho fatto perché non è facile trovarsi e vivere all’estero durante una pandemia: mi ha dato una marcia in più. È stata un’esperienza unica, una delle migliori del mio percorso universitario, perché mi ha permesso di crescere sotto ogni punto di vista.

* 24 anni, di Stradella (Pv), studentessa magistrale di Gestione d’azienda, curriculum General Management, facoltà di Economia e Giurisprudenza, campus di Piacenza