In questo periodo, durante il quale la Commissione sta rivedendo la proposta del Quadro finanziario Pluriennale, numerosi dibattiti stanno emergendo riguardo al budget previsto per la Politica di Ricerca e Innovazione, Horizon Europe.

La Commissione ritiene che la crisi in atto abbia dimostrato la rilevanza della ricerca, che deve essere posta al centro delle risposte alla crisi in Europa, e ha di conseguenza sottolineato la rinnovata importanza di un’allocazione dei fondi necessari al suo sviluppo.

Tra i suoi piani per il futuro, la Commissione intende assicurare un miglior coordinamento della ricerca pubblica e privata, che permetta di affrontare le sfide con un approccio integrato.

È stato inoltre nuovamente richiesto che venga garantito, all’interno del QFP, un aumento del budget, passando da quello tutt’ora previsto di 90 miliardi per la ricerca e l’innovazione, a quello proposto di 120 miliardi.

Nell’ambito di questo dialogo inerente le politiche e il budget previsti per la ricerca e l’innovazione, il 3 marzo si è svolto, presso gli uffici della rappresentanza dell’Università Cattolica a Bruxelles, un importante incontro con Jean-Eric Paquet, direttore generale della Ricerca nella Commissione Europea. 

A tale incontro, che si inserisce in una serie di iniziative organizzate da UnILiON, network di cui fanno parte 158 università con liaison offices a Bruxelles, erano presenti anche il direttore della Funzione Ricerca dell’Università Cattolica e il rappresentante dell’Ateneo, che ha inoltre l’incarico di Segretario Generale di UnILiON. 

La discussione ha messo in luce la pressione a cui il budget per Horizon Europe è sottoposto, pressione dovuta sia alla necessità di allocare risorse per le politiche tradizionali (PAC, coesione, etc.), ma al contempo anche al rifiuto di alcuni Stati membri di un aumento nel Quadro Finanziario Pluriennale, preferendo questi finanziare la ricerca a livello nazionale. 

Nel processo di ridefinizione di questo budget il Parlamento Europeo gioca un ruolo fondamentale, confrontandosi costantemente con la Commissione sull’argomento. 

Proprio nel merito di tale dialogo, il 24 aprile il Comitato ITRE (ossia la Commissione permanente del Parlamento Europeo per l’industria, la ricerca e l’energia) ha organizzato un’audizione con Mariya Gabriel, commissaria per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’educazione e la gioventù, e Thierry Breton, commissario per il Mercato Interno, riguardo alla strada da intraprendere dopo l’adozione, da parte della plenaria, di una risoluzione sul Covid-19. 

La Commissaria Gabriel ha informato il Comitato dell’approvazione, da parte dei ministri UE, del piano d’azione denominato “European Research Area vs Corona” (consultabile al link dedicato) proposto dalla Commissione Europea.

Il piano d’azione, suddiviso in dieci punti, include tra gli altri i seguenti: una nuova piattaforma dove i ricercatori possano archiviare e condividere dati e scambiare informazioni riguardanti gli studi sul Covid-19; il coordinamento dei finanziamenti tra stati membri; il supporto ai trattamenti clinici a livello UE; la condivisione di infrastrutture di ricerca; un hackaton su larga scala per trovare nuove soluzioni alla crisi pandemica; etc. Tale piano d’azione farà parte della comunicazione strategica di ERA, il cui lancio è stato confermato per giugno dalla Commissione Europea.

Come già anticipato, ai fini della decisione definitiva il Parlamento Europeo gioca dunque un ruolo rilevante nel difendere il budget di Horizon Europe. La discussione con il Comitato ITRE svoltasi recentemente ha mostrato che esiste la possibilità di organizzare e radunare un supporto di tale entità. In ogni caso, non bisogna dimenticare che una parte significativa delle risorse del QFP dovrà essere stanziata per il piano europeo di ricostruzione industriale (European Industrial Recovery Plan) dell’Unione Europea. 

Le negoziazioni in corso sulla struttura politica e gli strumenti di Horizon Europe procedono in maniera rapida e per questo la Commissione crede che riaprire una discussione in merito sarebbe controproducente e farebbe perdere tempo prezioso, preferendo invece lavorare per assicurare una maggiore flessibilità nell’utilizzo degli strumenti già esistenti, con cui affrontare le sfide legate al Covid-19.

In ogni caso, come è stato in precedenza spiegato da Mr. Paquet durante l’incontro del 3 marzo, verrà preservata l’importanza della ricerca di base e di quella collaborativa, essendosi entrambe dimostrate strumenti di successo nell’ambito delle precedenti politiche dell’Unione. 

È altresì chiaro che la Commissione continuerà nel suo impegno a supporto dell’innovazione (attraverso l’European Innovation Council), specialmente nel contesto del piano di ricostruzione che seguirà alla crisi Covid-19.