di Elena Beretta *

Dopo un’estate passata a crogiolarmi nelle mie insicurezze mi ero ripromessa di fare qualcosa di stimolante. È nata così l’idea di partecipare alle giornate informative sui Summer Program. Dopo aver valutato le varie offerte, la mia scelta è ricaduta sulla LSE, London School of Economics and Political Science. 
 
Sono stata mossa, oltre che dall’innegabile prestigio di cui questo ateneo gode a livello internazionale, anche dalla destinazione, perché ero già stata a Londra e l’avevo subito sentita come una città dove potessi sentirmi a casa. Ricordo di aver letto tempo fa una citazione sulla capitale inglese che recitava: “Se un uomo è stanco di Londra è stanco della vita, perché a Londra c’è tutto ciò che la vita può offrire”, e non potrei trovarmi più d’accordo. La città è ricca non solo di monumenti, attrazioni turistiche e splendidi parchi, ma anche di opportunità per tutti ed è un melting pot di culture e nazionalità così diverse da far sì che tutti si sentano nel posto giusto, e senza dubbio quest’ultima caratteristica è quella che me la fa amare di più.

Quanto alla Summer School alla LSE si è dimostrata assolutamente all’altezza delle aspettative e forse le ha superate.

Le strutture universitarie sono curate in ogni dettaglio: l’edificio dove si tenevano la maggior parte delle mie lezioni, ovvero il New Academic Building, è un ambiente moderno e all’avanguardia ma allo stesso tempo confortevole, con numerosi spazi dedicati anche ai momenti di svago per gli studenti tra una lezione e l’altra. L’Università in generale offre moltissimi servizi extracurricolari e organizza varie attività per aiutare gli studenti internazionali a conoscersi e a legare il più possibile, come ad esempio il Welcome Party o la Sunset Cruise sul Tamigi.

In tre settimane di Summer Program è concentrato un corso che, per normali studenti dell’ateneo, verrebbe diluito in un intero semestre se non in un anno accademico. Perciò stare al passo con le spiegazioni e con i cosiddetti assignments giornalieri è stato a volte faticoso. Io non mi ero mai relazionata con un sistema di valutazione diverso dal nostro, e scrivere un paper e un esame finale per il corso che ho seguito mi ha aiutata molto a conoscere i miei limiti e a capire su cosa devo puntare maggiormente per superarli. 

Il corso che ho seguito, IR2015 Islam and Politics, è stato molto interessante seppur nella sua estrema complessità, mi ha fatto riflettere su un mondo così lontano dal nostro e sulle dinamiche storico-culturali che ne hanno forgiato lo sviluppo, sempre evitando una prospettiva eccessivamente eurocentrica che ne avrebbe distorto la comprensione d’insieme. Sia il professor John Sidel, che teneva le lezioni frontali durante la mattinata, sia la sua dottoranda Nawal Mustafa, che si occupava invece dei seminari pomeridiani, ci hanno guidati nello studio con grande professionalità e cordialità. Durante i seminari noi studenti abbiamo avuto modo di confrontarci, scambiarci opinioni e visioni dei vari argomenti, nello stile tipicamente anglosassone di approccio allo studio che punta in modo particolare sull’intervento da parte degli studenti e li spinge a parlare e dire la loro il più possibile. Si tratta di uno stile di insegnamento molto lontano da quello italiano, ed è stato piacevole trovarsi a confronto con esso.

Ma non è mancata, in queste tre settimane, la possibilità fare amicizie e stabilire legami con persone provenienti dalle più svariate città. Alla LSE ho incontrato ragazzi e ragazze da tutta Italia e soprattutto da tutto il mondo, abbiamo trascorso tre settimane sempre insieme dandoci sostegno nei giorni precedenti all’esame finale, divertendoci, esplorando la città e parlando tutti insieme nelle nostre infinite varianti di inglese.

Non solo questa esperienza mi ha permesso di conoscere ancor meglio due mie compagne di corso con le quali sono partita da Milano, ma ancor di più ho potuto fare amicizia con moltissimi studenti e, ciascuno con il suo background ed il suo temperamento, mi ha insegnato qualcosa e regalato momenti che porterò sempre con me. Prendendo in considerazione solo la mia personale esperienza, ho conosciuto ragazzi provenienti da Australia, Stati Uniti, Belgio, Turchia, Cina, Lussemburgo, Danimarca, Russia, solo per citare alcuni esempi, e non c’è niente che arricchisca maggiormente una persona che trovarsi a contatto con persone e culture così diverse.

Non posso far altro che consigliare questa esperienza a tutti e ringraziare sia l’Università Cattolica sia la LSE per avermi permesso di viverla e stringere amicizie che sono certa andranno oltre la fine delle tre settimane di Summer School.

* 23 anni, di Milano, laurea magistrale in Politiche Europee e Internazionali, facoltà di Scienze politiche e sociali, campus di Milano