È stata una settimana molto intensa quella che sta terminando e che ha visto ancora in prima linea su tutti i canali radio televisivi medici, economisti, psicologi dell’Università Cattolica, impegnati a vario titolo nella battaglia contro il nemico numero uno di questo tempo. Segnaliamo qui di seguito una selezione che riassume i principali temi trattati.

Un picco di informazioni è stato rilevato lunedì 16 marzo con l’apertura del Columbus Covid-2 Hospital, di cui ha parlato il preside della facoltà di Medicina e chirurgia, Rocco Bellantone al TG3 Lazio. Questa struttura è stata realizzata in un tempo record dalla Fondazione Policlinico Gemelli su sollecitazione della Regione Lazio per assistere i pazienti affetti  da coronavirus o i casi sospetti. 

Massimo Fantoni del dipartimento Malattie infettive del Policlinico Gemelli ha sottolineato al TG3 dello stesso giorno che l’ospedale conta cinque reparti con équipe multidisciplinari costituite da infettivologo, pneumologo, geriatra e internista. Il tutto in interazione costante con i colleghi rianimatori in caso di peggioramento.

Segnaliamo anche l’intervento a Frontiere di RAI1 di Walter Ricciardi, membro italiano  del comitato esecutivo dell’OMS e professore di Igiene, che ha sottolineato la necessità di fare più prevenzione e assumere altri medici e infermieri. La globalizzazione basata sul profitto non funziona più, è fondamentale che l’economia coinvolga tutti i paesi, che si lavori tutti insieme durante e dopo la pandemia.

L’emergenza sanitaria è affiancata ormai dalla conclamata crisi economica del nostro Paese. Su questo fronte si sono espressi diversi esperti dell’ateneo. È il caso dell’economista Andrea Boitani che il 17 marzo a Il prezzo del virus di Class CNBC ha spiegato che la recessione è alle porte. Si produce molto meno, non c’è spesa anche da parte di chi percepisce redditi, come i dipendenti. Questo fa crollare tutte le attività produttive e i mercati azionari riflettono questa situazione. Il problema è sostenere la capacità di spesa dei lavoratori autonomi e mantenere in vita le imprese che hanno meno risorse .

Lo spread, secondo l’economista, oggi è il problema minore. Il nostro Paese è entrato in una crisi mai vista con una debolezza grande che è il debito pubblico. Ma si può uscirne con uno sforzo di coesione europea e con il sostegno della Banca Centrale Europea che detiene attualmente il 25% del Pil di debito pubblico italiano e che consentirà di non aumentarlo.

Fa eco a queste parole il politologo Vittorio Emanuele Parsi che il 19 marzo a TG Economy di Tgcom24  ha sottolineato che il governo italiano è stato tra i primi a dover adottare un provvedimento quando ancora non c’era il sostegno dell’Europa e della BCE. Lo stop del debito pubblico è un problema enorme che non verrà risanato abbassando le tasse e facendo condoni fiscali. Cosa fare dopo la crisi? Dovremo mettere mano al portafoglio, ha ribadito Parsi. Chi ha di più, deve dare di più. In Italia è forte l’evasione fiscale che ora non si può più tollerare. Il primo dovere dei cittadini è quello di pagare le tasse.

Un tema che sta emergendo è quello del crowdfunding. A Patrimoni di Class CNBC il 17 marzo l’economista Marco Grumo, è intervenuto sul tema delle donazioni che stanno facendo imprese e privati per dare il loro contributo. Sono significative la sussidiarietà e la cittadinanza dimostrate ma, ha ricordato Grumo, da sempre in Italia si fanno centinaia di migliaia di donazioni. Questo fenomeno ha sempre una radice filantropica che si basa su valori e esperienze personali. Pensiamo per esempio alle Fondazioni che nascono da eventi familiari come malattie e lutti. Donare è sempre conveniente se si pensa al ritorno in termini economici e non. Certamente il prestigio e la visibilità nei propri territori, la legittimazione all’estero, il family e corporate branding sono importanti, così come i vantaggi fiscali ottenuti donando a onlus e organizzazioni di volontariato che danno alle imprese ritorni indiretti sul business.

Ha parlato degli aspetti economici della crisi a Il prezzo del virus di Class CNBC il 18 marzo anche l’economista Rony Hamaui. Prima di tutto bisogna vincere la battaglia sul fronte sanitario perché le misure economiche adesso non funzionerebbero e non dobbiamo trasformare la crisi economica in crisi finanziaria. Le banche centrali sono fondamentali perché il rallentamento dell’apparato produttivo non si trasmetta ai mercati finanziari in maniera sconvolgente. La BCE deve rapidamente far rientrare lo spread sui BTP e dare liquidità ai mercati altrimenti si rischia di vivere la crisi finanziaria ancora prima di aver vissuto la crisi economica. Tutto questo è necessario per evitare l’epidemia finanziaria.

Non sono mancati gli interventi a sostegno delle persone perché non si lascino prendere da ansia e paure controproducenti. Come ha sostenuto il sociologo Mauro Magatti il 18 marzo a Skytg24 siamo in bilico tra il dolore che ci fa percepire nemici gli uni degli altri e la spinta a gesti di solidarietà e amicizia. Un buon consiglio è quello di variare le attività quotidiane: l’informazione in tv, la lettura di un libro, il silenzio, le telefonate, l’ascolto della musica, insomma una ginnastica mentale e spirituale che permette di non farsi travolgere dall’angoscia. Come ne usciremo da questa crisi? Non sappiamo se saremo migliori o peggiori, certamente non saremo più quelli di prima, saremo migliori se tutte le energie a partire dalle istituzioni saranno volte alla ricostruzione.

Anche lo psicologo Fabio Sbattella al GR di Radio24 lo scorso 14 marzo ha ribadito l’importanza di mantenere la dignità umana e il senso del tempo, scandendo i ritmi e  dedicandosi alla cura di sé. Un aiuto concreto in caso di aumento dell’ansia, ha ricordato il professore, sono gli sportelli di ascolto, uno strumento eccellente e molto richiesto, utile a raccogliere spunti e mettere a posto le idee.

Un consiglio per i lavoratori è arrivato da Guendalina Graffigna venerdì 20 marzo a Mi Manda Raitre. Nella situazione di incertezza e caos in quanto lavoratori dobbiamo cercare di non demordere e non perdere la motivazione. Questo fermo deve essere interpretato come momento per dare spazio alla nostra creatività, per aggiornarci e fare un investimento su noi stessi creando un vantaggio competitivo. Pronti a ripartire più resilienti di prima. 

Accanto alla resilienza ci sono ottimismo e paura di cui ha parlato lo psicologo clinico Gianluca Castelnuovo all’emittente tedesca ARD, Arbeitsgemeinschaft der öffentlich-rechtlichen Rundfunkanstalten der Bundesrepublik Deutschland, il principale gruppo radiotelevisivo pubblico in Germania. Una certa dose di paura è necessaria se intesa come consapevolezza della possibilità, oltre che di ammalarsi, anche di contagiare altri. Ma questa paura non deve trasformarsi in panico, piuttosto far riflettere. La giusta dose di entrambi porta a mettere in campo la disciplina che si esprime nel rispettare le regole relative al restare a casa il più possibile e all'evitare gli assembramenti nel pubblico e nel privato.

In risposta alle domande dei cittadini che ogni giorno si chiedono cosa bisogna fare per rendere il più possibile se stessi e gli ambienti igienizzati,  il 19 marzo a Il mio medico di TV2000 Patrizia Laurenti, che insegna Igiene alla facoltà di Medicina chirurgia, ha spiegato che rame e cartone sono i materiali più sfavorevoli alla persistenza e alla capacità infettante del virus, mentre acciaio e plastica permettono la persistenza più a lungo. Inoltre le superfici di appoggio possono favorire la trasmissione crociata, per questo vanno pulite o disinfettate attraverso comuni detergenti o con la candeggina e poi asciugate. Laurenti ha assicurato che il virus non si trasmette attraverso gli alimenti e che non è necessario, come qualcuno si è chiesto, disinfettare le scarpe, piuttosto lavare bene i pavimenti. Anche per le mascherine è interessante chiarire che quelle chirurgiche devono essere indossate per proteggere gli altri dalle goccioline se siamo raffreddati o abbiamo una sintomatologia respiratoria, mentre quelle più sofisticate sono dispositivi di protezione individuale usati dal personale sanitario esposto ai rischio di emanazione di goccioline di saliva contaminata.

Infine una parola sui farmaci che si stanno sperimentando da parte di Stefano Vella al TG1 del 14 marzo. Si tratta di due gruppi di farmaci, antivirali e antiinfiammatori. Del primo fanno parte un farmaco in fase di sperimentazione e vecchi farmaci per la cura dell’HIV; del secondo un farmaco (anticorpo monoclonale già utilizzato per l’artrite reumatoide) che attacca l’infiammazione che il coronavirus provoca in alcuni pazienti a livello polmonare.

A tutti è stato costantemente raccomandato di restare a casa e uscire solo per casi di vera necessità e Luca Richeldi il 18 marzo a RAI1 ha precisato che i sintomi tipici della malattia da coronavirus sono la febbre, la tosse, i dolori muscolari e spesso la congiuntivite. Un campanello d’allarme relativo alla polmonite interstiziale che riduce l’ossigenazione del sangue è la dispnea, identificabile nella fatica a respirare dopo una passeggiata o uno sforzo che abitualmente si fa senza difficoltà.