di Sara Bellini Bertoglio *

Ho iniziato la mia esperienza con la certezza che sarebbe stato estremamente complicato adattarmi a una cultura differente, una casa differente e un’attività che non avevo mai svolto prima. Ma, nel momento in cui sono arrivata alla casa che mi avrebbe ospitata, mi sono sentita al sicuro e benvenuta, e durante tutta l’esperienza questa sensazione non è mai vacillata.

Le mie host (due sorelle dinamiche e giovanili intorno ai 60 anni) si prendevano costantemente cura di me ed erano attente ai miei bisogni in una maniera inconfondibilmente materna. Ciò mi sorprendeva tutti i giorni. Erano sempre disponibili a comprare e cucinare qualcosa in più per me, portarmi in diversi posti in macchina (sia per miei impegni personali, sia per puro svago) e hanno condiviso le loro abitudini quotidiane con me.

Ho visitato svariati templi e in due occasioni ho avuto l’opportunità di pregare e ricevere una benedizione. Sebbene sia stato imbarazzante cercare di ripetere le parole pronunciate da monaci - sapendo benissimo di star distruggendo la pronuncia - farlo mi ha fatta felice, perché ancora una volta mi sentivo inclusa e trattata come un membro della famiglia.

Le mie host mi hanno invitata a tornare presto in modo da avere più tempo da passare insieme e poter fare più cose, e ovviamente ho ricambiato invitandole in Italia se ne avessero l’occasione. Ho ricevuto lo stesso benvenuto dai coordinatori di World Endeavors per la Thailandia, una coppia estremamente dolce e accogliente che, ancora una volta, mi ha fatta sentire parte di una famiglia.

Sono stata inoltre trattata da amica durante il mio secondo giorno alla fondazione dove facevo volontariato, quando quattro ragazze che lavoravano lì per uno stage universitario mi hanno sorpresa invitandomi a fare una pausa con loro e comprandomi da mangiare. Sono state davvero preziose per me durante i primi giorni, non solo per la loro conoscenza dell’inglese che faceva da ponte con gli altri lavoratori, ma anche perché mi hanno mostrato cosa avrei dovuto fare durante la mia permanenza lì. 

Un’altra persona che sono grata di aver conosciuto è Moeko, una studentessa di Tokyo che ama tanto la Thailandia ed era occupata con delle ricerche per la sua tesi di laurea sull’empowerment femminile. È stata il mio punto di riferimento costante e un’amica con cui passare tanto tempo.

Mi sono sentita sempre al sicuro in Thailandia. Ho fatto anche un viaggio da sola a Chiang Mai, attraversando la strada trafficata; di notte su una motocicletta, reggendomi a malapena con una mano al retro mentre l’altra era occupata a stringere dei souvenir di un concerto. 

Mi sono sentita amata dai bambini che ho incontrato alla fondazione e grazie a loro credo di aver perso la sensazione di imbarazzo e agitazione che ho sempre sentito con i più piccoli. Nonostante abbia intrapreso questa esperienza con l’intenzione di lavorare con delle donne, ho finito per essere assegnata ad occuparmi dei loro figli, sia neonati sia più grandi (fino agli 8 anni). APSW - Association for the Promotion of the Status of Women - offre un posto dove vivere a donne che si stanno riprendendo da malattie e abusi o che stanno cercando un lavoro. In generale, è un luogo per donne che momentaneamente non riescono a provvedere a se stesse, ma lo saranno in grado di farlo. Lì sono al sicuro e affidate alle cure di assistenti sociali e psicologi. 

Le due aree dedicate alla cura dei loro eventuali figli sono pulite e hanno tutto il necessario. A volte, delle persone visitano la fondazione per celebrare il loro compleanno e portano del cibo da servire alle donne e ai bambini. Inoltre, nella stessa area della fondazione, è presente un centro sportivo accessibile a tutti, in modo che i profitti possano essere utilizzati per APSW. 

I bambini mi mancheranno tantissimo, ma anche se fossi rimasta con loro le nostre strade avrebbero dovuto separarsi presto, perché alla fine tutti sarebbero tornati a casa con le loro famiglie.

Il pensiero che un giorno quei piccoli bimbi cresceranno e costruiranno le loro vite mi emoziona molto, perché per solo un mese nella loro esistenza io mi sono presa cura di loro e ho voluto loro bene. Spero tanto che siano sempre felici e amati! 

* 20 anni, di Cazzago San Martino (Bs), studentessa del corso di laurea triennale in Scienze linguistiche (Lingue e letterature straniere), facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, campus di Brescia