Le reazioni delle persone alla paventata epidemia da Coronavirus in questi giorni sono le più diverse. Si passa dalla preoccupazione al panico, dall’adottare le precauzioni suggerite dalle autorità competenti al vero e proprio saccheggio dei supermercati per timore di restare senza scorte. Lo psicologo dell’emergenza dell'Università Cattolica, Fabio Sbattella, ha risposto ad alcune domande per cercare di contenere le derive del fenomeno e per suggerire un atteggiamento positivo.

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In questo clima di iper-informazione come ci dobbiamo comportare per evitare allarmismi?

«Prima di tutto in maniera realistica cerchiamo di rimanere informati e fare subito ciò che la comunità propone in maniera autorevole. Però come secondo passaggio spegniamo la televisione e i cellulari perché l’informazione è molto importante riceverla a tratti e avere poi il tempo per pensare, elaborare e vivere le informazioni. Dobbiamo quindi anche dedicare del tempo a rinforzare le risorse positive, le relazioni, la voglia di vivere, la gioia. Altrimenti questo Coronavirus che crea preoccupazione e ansia invade tutta la nostra vita e ci impedisce di reagire in maniera intelligente».

Se siamo di fronte a un bambino che chiede spiegazioni come ci dobbiamo comportare?

«I bambini in queste occasioni chiedono: ma cosa sta accadendo? Devo avere paura? Non rispondiamo, così come non rispondiamo al nostro bambino interiore, negando i fatti con frasi quali “non devi avere paura, non sta accadendo nulla”. Perderemmo credibilità insinuando il dubbio che abbiamo paura della paura. Diamo invece tre notizie, lentamente perché non c’è alcuna urgenza. La prima: effettivamente abbiamo un problema, c’è una nuova creatura, piccola piccola, che sta andando dove non dovrebbe e noi vogliamo fermarla. Poi diamo due buone notizie. Innanzitutto che sappiamo qual è il problema ed è sempre meglio sapere che non sapere. Sapendo qual è il problema possiamo, infatti, aiutarci tutti insieme a risolverlo. In secondo luogo che, rimanendo umani, abbiamo ottime risorse per risolvere il problema: idee, mezzi, persone, strumenti, saperi, esperienze. Dunque rimbocchiamoci le maniche e iniziamo con pazienza a lavorare. Sarà lunga… Cominciamo tutti a fare qualcosa di concreto, per esempio laviamoci tutti più spesso le mani».

Ha qualche parola chiave da suggerire quando siamo sopraffatti dalla preoccupazione?

«In questo contesto emergenziale bisogna ricordare due cose. La forza dell’uomo è data dal fatto che ha due cervelli. Uno predisposto a tenere i piedi per terra, a analizzare la realtà, e l’altro capace di immaginazione. 
Il realismo ci aiuta a capire il presente e a chiederci qual è il problema, quanto è duro il problema e quali strumenti abbiamo per fronteggiarlo. 
La capacità di immaginazione ci aiuta a pensare al futuro e a chiederci quanto tempo sarà necessario e come faremo a uscire dal tunnel.
Ebbene queste due intelligenze devono sempre lavorare insieme.Il realismo senza immaginazione è ottuso e senza speranza. Un’immaginazione senza realismo genera film catastrofici, entra nel delirio».

In situazioni di emergenza possono scatenarsi paura, ansia e panico. Quali sono le differenze?

«È molto importante distinguere tecnicamente paura, ansia e panico.
Per paura in psicologia intendiamo una emozione primaria che esiste in tutto il mondo da sempre per salvarci la vita. È la paura che ci motiva ad agire di fronte al pericolo e ci dà le energie. Alcuni dicono che la paura muove solo all’attacco o alla fuga ma questo accade solo negli animali. Gli esseri umani grazie alla paura si avvicinano al pericolo per studiarlo e soddisfano così la curiosità e il bisogno di prenderne il controllo.
Diversa è l’ansia, paura anticipatoria che ci permette di prepararci a ciò che ci immaginiamo. È utile, se è nel breve periodo e se è poca, perché il problema dell’ansia è che non ha un oggetto da attaccare a al quale reagire.
Il panico infine è una reazione molto rara che manda in blocco il pensiero a causa di un eccesso di pensieri, e il comportamento a causa di un eccesso di richieste comportamentali. Nei vari casi in cui qualcuno vada veramente in panico bisogna ricominciare dai gesti più semplici, come respirare».  
 

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