Su iniziativa di S. E. mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e del Centro pastorale pubblichiamo su Cattolica News brevi testi evocativi, a partire dal Vangelo del giorno, per aiutare la riflessione e la preghiera in questo periodo così complesso a causa della crisi sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus. Scriveranno teologi, assistenti pastorali e professori. I testi saranno accompagnati da un’immagine scelta in rete.


Vangelo di Matteo (Mt 10,26-33)

Ascolta "Si può essere vittime della paura?" su Spreaker.

Gesù parla ai Dodici prima di mandarli nel mondo. Ma è un discorso minaccioso: ogni discepolo – dice – sarà un perseguitato.

Eppure c’è una frase che ricorre in questo testo: «Non abbiate paura» (Mt 10,26.28.31).

Papa Wojtyla, che nell’ottobre del 1978 si rivolse per la prima volta alla folla con queste parole, ci ha insegnato che chi confida nel Signore non ha nulla da temere e può perfino cambiare la storia.

Oggi, però, la paura ci attanaglia: è diventata una tonalità emotiva «diffusa, sparsa, indistinta, libera, disancorata, fluttuante, priva di un indirizzo o di una causa chiari» (Z. Bauman, Paura liquida, Bari 2008, p. 4). Abbiamo paura non soltanto della povertà, della solitudine, della malattia, della morte, ma anche del futuro, dell’ignoto, dell’altro, del diverso: di tutto ciò che, invece, dovrebbe attrarci. C’è perfino chi ha imparato a far leva sulle nostre paure per indurci a rinunciare a pensare e a scegliere secondo ragione. Sicché la paura è la nostra più grande debolezza: crediamo di aver paura perché siamo vittime, ma in realtà siamo vittime perché abbiamo paura.

Forse la paura è il sentimento di chi non ha più un Dio in cui confidare. E allora questo passo del Vangelo sembra meno inquietante: vuole semplicemente dirci che non siamo soli ad affrontare la vita.

Daniele Bruzzone, docente di Pedagogia generale e sociale, Facoltà di Scienze della formazione